Partendo dal titolo di una canzone: Virtual insanity ma senza aver tradotto il testo.
Ma è insanità virtuale o virtuale insanità? Mi spiego meglio: è insanità non vera o una vera insanità di ciò che è virtuale. (crisi ermeneutica, cioè delle capacità interpretative del messaggio o codice linguistico). Ma se ti offendo su internet è virtuale o reale? Come dice il grande Fabio Celenza in un suo famoso video doppiaggio... tuo padre è fascista... su facebook. E mi sembra un saggio invito a superare la dicotomia reale/virtuale, per andare verso la considerazione del luogo e del suo genius loci. Dunque tuo padre è fascista, ma su Facebook è fascista e non in parlamento, per fare un esempio diverso di luogo. Riassumendo una cosa è vera anche se accade solo nei tuoi pensieri o sentimenti ma non è la stessa cosa se l'hai immaginata solo tu o è immaginata anche intersoggettivamente, cioè nella immaginazione di tante persone o invece è accaduto in un luogo fisico e tu magari neanche lo hai saputo. Anche la mente è un luogo, anche casa mia, anche una pagina facebook ma la mente non è lo stesso luogo dove si trova un'altra persona, oppure dove si trova una pianta, un animale... Ma qui poi passiamo dalla questione reale, virtuale, dall'ermeneutica (l'arte dell'interpretazione di qualcosa, di un testo) e dal genius loci (la specificità unica di un luogo) a temi bioetici e questioni di umanità, di sensibilità personali e condivise...
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