I capitalisti, i borghesi, i proletari.
I colletti bianchi, gli operai, i proletari.
I produttori, gli assistiti, i proletari.
I bravi, gli incapaci, i proletari.
Quelli che stanno bene, quelli che stanno male, i proletari.
Gli onesti, i disonesti, i proletari.
Gli istruiti, gli ignoranti, i proletari.
Gli svegli, i dormienti, i proletari.
I disobbedienti, gli obbedienti, i proletari.
I conservatori, i progressisti, i proletari.
Chi ha, chi non ha, i proletari.
Chi è, chi non è, i proletari.
Chi fa, chi non fa, i proletari.
Gli individualisti, i familisti, i proletari.
I democratici, gli antidemocratici, i proletari.
etc. etc.
Chi sono oggi i proletari? Quelli che hanno poca o nessuna opportunità di autodeterminarsi: i clandestini, i senzatetto, persone di qualsiasi età, sesso, etnia che possono fare pochissime cose o nulla per migliorare la loro condizione di partenza, per diventare autonomi e alla quale uno Stato civile dovrebbe riconoscere dei diritti di cittadinanza, individuali, di base, come del resto sancisce la Costituzione italiana. Si chiama civiltà, modernizzazione e non centra niente con la sinistra e la destra di cui si parla ancora a vanvera perché sono concezioni della lotta di classe dell'ottocento. La Costituzione italiana, che ha più di settant'anni, non è di sinistra è il minimo sindacale per una società che vuole avere un modello di convivenza sociale pacifico di base, da cui partire per nuove idee di destra e di sinistra che non esistono ancora, non quelle di Marx e degli imperialisti come Napoleone o l'Inghilterra imperiale che nel bene e nel male fanno riferimento a un altro stadio evolutivo di economia e società, quello dell'ottocento. Io penso che i nostri costituzionalisti riconobbero il grado di evoluzione sociale dell'epoca, quello di un sistema economico e sociale ormai socialdemocratico nella cultura e nella pratica diffusa e sancirono nella Costituzione quello che la società italiana aveva già raggiunto, poteva e doveva raggiungere nel suo insieme nei decenni successivi.
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